È difficile per molti occidentali capire come eventi di 1400 anni
fa possano influenzare la vita di milioni di persone oggi. Ho incluso quindi un
articolo di una ex musulmana, la dottoressa Wafa Sultan, una donna che rischia
tutti i giorni la sua vita solo per raccontare le sue esperienze e la verità
secondo il suo punto di vista. Di tutte le cose incredibili che potrei
raccontare sulla dottoressa Sultan, la più incredibile è che sia ancora viva
(cercatela su YouTube e capirete perché). Credo che tutti noi abbiamo un enorme
debito di gratitudine nei suoi confronti, per un coraggio che così pochi in
Occidente sembrano mostrare.
I sostenitori degli islamisti: la svendita dell’Occidente alla Sharia
di Wafa Sultan34
Non vi è dubbio che una serie di importanti
organizzazioni e individui che si schierano con le istituzioni musulmane stiano
pericolosamente attaccando, in molti paesi occidentali, la libertà di parola,
il fondamento della democrazia e della civiltà. Essi promuovono la favola del
vittimismo musulmano, costringendo l'Occidente ad essere iperprotettivo verso i
musulmani, ignorando le atrocità da loro commesse e cedendo alle loro richieste
sempre crescenti.
I musulmani fanno rispettare le leggi
dell’Islam ai non musulmani in tutto il mondo. Essi nascondono deliberatamente
l’entità e la portata reali della minaccia islamica, partendo dalla guerra
santa (Jihad) fino al trattamento delle donne. Come prevedono i dettami della Sharia,
i musulmani devono anche cercare di vietare ai non musulmani di parlare in modo
critico dell'Islam.
Come provano a farlo? Chiamando bigotto o
persona piena di odio o "islamofobo" chi si impegna in un esame
onesto dei testi islamici. Il dissenso porta a subire processi per reati non
specifici di incitamento all’odio e a minacce di tumulti, violenze e
boicottaggi. In molti casi più gravi, i musulmani uccidono non solo i non
musulmani, ma anche quei musulmani audaci che osano sfidare questo lavaggio del
cervello e la repressione.
Solo pochi giorni fa, il coraggioso Lars
Hedegaard è stato condannato per “incitamento all’odio” per aver fatto presunte
dichiarazioni razziste. Il signor Hedegaard, tuttavia, ha semplicemente detto
la verità. Egli ha portato all'attenzione del pubblico la spaventosa diffusione
islamica della violenza “d’onore”, per cui le donne sono uccise dai membri
della loro stessa famiglia per ristabilirne l’onore, per "crimini"
come l’essere stata violentata, spesso da un membro della famiglia; la donna è
sempre dichiarata colpevole – mai lo stupratore – anche per un presunto
adulterio, anche se non vi è alcuna prova, ma solo un “presentimento" dei
giudici, come nel recente caso di Hena in Bangladesh che, condannata a 300
frustate, è morta durante la fustigazione.
Sono stata testimone in prima persona,
durante i miei 32 anni di vita in Siria, di innumerevoli atti di feroce
violenza e crudeltà. In qualità di medico praticante in Siria, ho visto e
trattato innumerevoli casi di donne maltrattate che sono state gravemente
picchiate e violentate con la tacita approvazione della Sharia e dell’onore
della famiglia.
Le donne che ho curato sono vittime dello
stesso tipo di violenza d'onore di cui parla il signor Hedegaard, motivo per
cui ora è punito da coloro che dovrebbero difendere gli stessi valori che sono
cari a tutti noi in Occidente.
Sopprimendo la libertà di divulgare le
atrocità e le crudeltà subite dalle donne musulmane, tuttavia, l'Occidente mina
il loro status di cittadine rispettate e stimate. È questo che i capi di
governo cercano di realizzare? Le donne musulmane che soffrono immensamente per
la legge della Sharia, anche in Occidente, non sono degne della protezione del
governo?
Come medico, mi preoccupa il lavoro
coordinato degli islamisti e dei loro complici in Occidente volto a distruggere
questo diritto fondamentale di parlare liberamente e denunciare ciò che deve
essere corretto. Gli orribili attentati dell'11 settembre 2001 hanno rivelato
la consapevolezza che nessun posto sulla Terra è immune dall'islamismo. Le mie
esperienze personali – il mio insegnante di oculistica alla scuola medica in
Siria, per esempio, è stato ucciso davanti a noi, perché insegnava a delle
studentesse – possono essere applicate a tutti noi.
Finché i musulmani promuovono la legge
islamica della Sharia e lavorano instancabilmente per applicarla nelle nostre
società libere, abbiamo bisogno di essere educati, vigili e attivi nel
difendere le nostre libertà. Si tratta di una questione di cui tutti noi
dobbiamo essere preoccupati e a cui dobbiamo prestare la massima attenzione.
Non sono qui per incitarvi contro i
musulmani. Vi prego di considerare che i musulmani sono il mio popolo e non
sono in nessun modo in grado di cambiare pelle: sono una donna di un paese
musulmano con una cultura islamica. Sono qui, tuttavia, per svelare il vero
volto dell'Islam di ideologia odiosa e intollerante, incluso il suo trattamento
delle donne.
Osama Bin Laden è ormai morto e sepolto, ma
la dura e intollerabile legge della Sharia che egli ha così fedelmente
praticato è viva e vegeta. La vita di Bin Laden con le sue orribili azioni sono
la chiara prova che gli islamisti sono vittime di un dogma intollerabile che li
attira lontano dal loro intrinseco buonsenso e li trasforma in bestie umane.
Già da molto piccoli, vien loro fatto
credere che l'Islam è destinato a controllare il mondo intero e che la loro
missione sulla terra è quella di lottare per la realizzazione di questo
obiettivo. Per questo, il fine giustifica i mezzi: l’umiliazione, la tortura e
l’omicidio sono una missione divina.
Lara Logan, la giornalista della CBS che ha
seguito la recente rivoluzione egiziana, ha rotto il muro del silenzio in un
programma chiamato "60 minuti", condividendo la violenza sessuale che
ha subito in qualità di donna e di giornalista straniera sul campo. Utilizzando
le sue parole, ha dichiarato che la folla egiziana che l'ha aggredita
"apprezzava molto il mio dolore e la mia sofferenza. E li incitava ad
ancora più violenza".
Per molti occidentali questa è una visione
chiara del trattamento scioccante e delle continue molestie subite dalle donne
egiziane e straniere in Egitto.
Questa pratica persiste anche perché nei
musulmani vengono inculcate l’ostilità e la derisione delle donne. Quel che è
peggio è che i musulmani incolpano solo la vittima per non aver apparentemente
rispettato le restrizioni islamiche nell’abbigliamento e nel comportamento e
avere quindi sedotto gli uomini.
Purtroppo, nella sua intervista, Logan si è
piegata alla insistente correttezza politica e è stata attenta a non usare le
parole "musulmani" o "Islam" in rapporto al terribile abuso
sessuale subito.
Vorrei condividere con voi solo alcune
esperienze personali. Esse confermano il deplorevole episodio di Lara Logan e
dimostrano la pervasività dell’abuso delle donne nel mondo musulmano.
Mia nipote è stata costretta a sposare a
undici anni un cugino che ne aveva più di quaranta. Per la legge islamica della
Sharia il suo matrimonio era valido perché il profeta Maometto ha sposato la
sua seconda moglie, Aisha, quando lei aveva 6 anni e lui più di cinquanta. Mia
nipote ha subito abusi per lunghi anni senza avere il diritto di chiedere il
divorzio.
Scappò dalla casa del marito verso quella di
suo padre, pregandolo: «Per favore tienimi qui, prometto che sarò la vostra
cameriera fino all’ultimo giorno della mia vita. Lui è molto violento, non
posso più sopportare questa tortura». Suo padre le rispose: «È una vergogna che
una donna lasci la casa del marito senza il suo permesso. Torna da lui.
Prometto che gli parlerò».
A 28 anni mia nipote si suicidò dandosi
fuoco; ha lasciato quattro figli.
Mentre lavorava come medico in Siria, sono
stata testimone di molti crimini commessi nella mia società in nome dell'Islam.
Una volta, quando lavoravo in un piccolo villaggio, una donna sulla quarantina
è venuta nel mio ufficio lamentando nausea, vomito e mal di schiena. Gli esami
rivelarono che era incinta di tre mesi. Non appena le diedi la notizia, crollò sulla
sedia e cominciò a urlare, prendendosi a sberle. «La prego dottore, la prego di
salvarmi dal caos in cui mi trovo. Mio figlio mi ucciderà. Non mi preoccupo per
la mia vita, merito di morire, ma non voglio che mio figlio si sporchi le mani
con il mio sangue».
Le chiesi: «Qual è il problema, Fatima?».
«Mio marito è morto cinque anni fa e mi ha
lasciato con quattro figli. Suo fratello mi violenta tutti i giorni e in cambio
mantiene i miei figli. Se sapesse che sono incinta spingerebbe mio figlio di 15
anni ad uccidermi per evitare di essere esposti al pubblico disonore».
L’ho mandata da un ginecologo. Tornò da me
circa due settimane più tardi smunta, emaciata e malata. Mi disse: «Sono venuta
a ringraziarvi. Mi hanno operato per rimuovere il feto senza anestesia. Non
avevo abbastanza soldi per pagare i farmaci per sedarmi, quindi il dottore ha
dovuto operarmi senza anestesia. Il dolore era insopportabile, sono quasi
morta».
Per quanto mi riguarda, mio marito partì per
l'America un anno prima di me. Quando presentai la richiesta di passaporto per
i miei figli, il funzionario incaricato rifiutò di rilasciarmeli per il fatto
che, secondo la legge islamica della Sharia, non ero considerata mentalmente
adatta a essere il tutore legale dei miei figli. Mi chiese quindi di
presentarmi con un maschio della famiglia di mio marito che ci permettesse di
ottenere i passaporti per i miei figli.
Nessun membro della famiglia di mio marito
viveva nella nostra città, a parte uno dei suoi cugini. Era un alcolizzato e,
per la sua condizione, mio marito non aveva mai voluto presentarmelo. Per farla
breve, andai a casa sua e lo comprai con cinquanta sterline siriane, pari a un
dollaro. Lasciando l’ufficio immigrazione, non potei evitare di pensare alle
assurdità che noi donne del mondo musulmano ci troviamo ad affrontare: in
qualità di medico non ero degna di essere il tutore legale dei miei figli,
mentre un uomo ubriaco poteva controllare il mio intero destino.
È evidente che gli insegnamenti della mia
fede non coincidevano con i miei diritti fondamentali e di sicuro non mi
rispettavano come donna professionista. Secondo la legge islamica della Sharia,
per esempio, ai musulmani di sesso maschile è concesso il controllo totale dei
loro parenti di sesso femminile. Un padre può sposare una figlia senza il suo
consenso a qualsiasi età e con uomo di sua scelta.
Tragicamente, queste esperienze che
condivido con voi non sono per nulla storie isolate. Sono storie tragiche che
vivono milioni di altre donne musulmane di tutto il mondo, Europa e Nord
America inclusi. Ogni giorno innumerevoli abusi domestici sono perpetrati a
danno di donne musulmane: stupri e delitti d'onore che sono spesso ignorati dai
cosiddetti "progressisti" che pretendono di essere grandi sostenitori
dei diritti umani.
Molte persone parte del sistema perseguono
legalmente i coraggiosi che osano parlare ed esporre la triste realtà della
violenza contro le donne musulmane e la dura realtà della legge islamica della Sharia
in generale. Molti vietano alla nostra società di additare la discriminazione
islamica e i maltrattamenti alle donne. Ovviamente, le conseguenze per coloro
che osano farlo sono gravi, come possiamo vedere oggigiorno, soprattutto in
Europa.
Mi permetto quindi di sfidare quelli che
sono dalla parte sbagliata della storia: come può una donna musulmana crescere
un bambino equilibrato quando è lei stessa oppressa? Un figlio maschio che
cresce vedendo sua madre trattata senza alcun rispetto, emarginata e abusata,
avrà quasi inevitabilmente la visione distorta che tale comportamento nei
confronti delle donne è lecito e normale; sarà anche in grado di compiere il
tipo di crudeltà che la folla ha inflitto a Lara Logan. Non è questo forse un
dilemma che riguarda i rapporti dell'Occidente con il mondo musulmano?
Purtroppo, i musulmani e i loro
spalleggiatori continueranno a sfidare chi di noi dissente. Dobbiamo fare una
scelta. Possiamo continuare a cedere o possiamo convincere gli altri, rendendo
chiaro che le nostre libertà, la nostra cultura e il nostro patrimonio saranno
protetti a qualunque costo.
Bill Maher, un comico americano, ha
dichiarato nel suo spettacolo Real Time
il mese scorso: «L’Islam è l'unica religione che ti uccide se non la approvi.
Dichiara di essere una religione di pace; se non sei d'accordo ti taglia la
testa». Maher prevede che «pochissimi la sfideranno».
Noi siamo alcuni dei pochissimi che la
sfideranno. Ci presentiamo con la chiarezza e la convinzione di individuare,
rivelare e, speriamo, marginalizzare i nemici del mondo libero. Siamo qui per
scoraggiare la distruzione dei nostri valori da parte di coloro che aspirano a
schiavizzarci sotto le catene dure e intollerabili della Sharia.
Quando una donna che ha vissuto sotto la Sharia
emigra in un paese occidentale libero, può vivere, come è successo a me, un
percorso di trasformazione completa. Ora che sono libera, non devo lasciare che
i miei diritti siano calpestati da un’autorità religiosa o politica. Negli
Stati Uniti sono una persona uguale a tutti gli altri.
Ma come possiamo aspettarci che tutte le
altre donne musulmane in tutto il mondo libero si possano emancipare, quando ci
sono tribunali che aiutano a sopprimere la loro voglia di libertà punendo
coloro che cercano di proteggerle, come accade, tra gli altri, a Lars
Hedegaard, Geert Wilders, Elisabeth Sabaditsch-Wolff,
Kurt Westergaard, Jesper Langballe, Ezra Levant, Rachel Ehrenfeld,
Joe Kaufman e Mark Steyn? L’Occidente sembra troppo spesso indifferente alla
sua denigrazione da parte dell’Islam, sono tempi difficili.
Da parte mia non considero scontati i miei
diritti e continuerò quindi a lottare per tutelarli, non solo per me, ma per
tutte le altre donne musulmane. In qualità di cittadini del mondo libero,
abbiamo il dovere morale di combattere e proteggere la nostra libertà,
denunciando l'abuso totalitaristico dell'Islam contro le donne.
Il nemico ha alleati inconsapevoli e
maligni. Siamo obbligati a sfidare chi si arrende alla dottrina opprimente
dell'Islam e chi indebolisce tutti noi causando involontariamente o anche
deliberatamente il nostro declino.
Dobbiamo renderci conto che siamo in guerra.
Dobbiamo continuare con determinazione inflessibile a fare da cuscinetto contro
le forze del male. Non possiamo evitare il conflitto. Non possiamo scendere a
compromessi. Dobbiamo riconoscere i nemici e scoraggiarli passo a passo.
Non reprimeremo il nostro linguaggio.
Useremo il vocabolario appropriato per chiamare le cose con il loro vero nome.
Continueremo a fare pressione per la chiarezza morale e per il discorso
intellettuale aperto, definendo precisamente i nostri obiettivi rispetto ai
loro.
D’ora in poi, adottiamo il termine
“veritofobi” contro chi ci definisce “islamofobi”, dato che la loro paura
irrazionale della verità è un fattore negativo per la nostra sopravvivenza come
uomini liberi.
L'amara realtà della Sharia non dovrebbe
essere ignorata. La vittoria reale può avvenire solo in un’ottica di inchiesta
onesta e trasparente, e nella ricerca senza paura della verità. Una cultura che
non rispetta la metà della sua popolazione non potrà mai prosperare e fiorire.
Di conseguenza, ogni tentativo di rendere proibita e punita dalla legge la
critica dell'Islam è intollerabile e sarà fortemente contrastata da tutti
coloro che amano la libertà.
Quando vivevo in Siria, piangevo spesso
perché stavo male. Ora che sono libera piango ancora, ma per tutte le altre
donne musulmane del mondo. Sogno un futuro in cui tutte le donne musulmane
possano assaporare il gusto della mia libertà. Questo sogno dovrebbe essere
concesso a tutta l'umanità e il nostro compito è quello di essere implacabili
nel perseguire questo obiettivo.
Sfido tutti i responsabili del processo contro
Lars Hedegaard a riconsiderare le orrende conseguenze di tali accuse assurde
contro di lui. Cerchiamo di non riportare l'Europa al Medioevo.
Che vinca la libertà di parola.
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http://www.gatestoneinstitute.org/2135/islamists-western-sharia-law
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