sabato 27 agosto 2016

28 La storia di un musulmano


È difficile per molti occidentali capire come eventi di 1400 anni fa possano influenzare la vita di milioni di persone oggi. Ho incluso quindi un articolo di una ex musulmana, la dottoressa Wafa Sultan, una donna che rischia tutti i giorni la sua vita solo per raccontare le sue esperienze e la verità secondo il suo punto di vista. Di tutte le cose incredibili che potrei raccontare sulla dottoressa Sultan, la più incredibile è che sia ancora viva (cercatela su YouTube e capirete perché). Credo che tutti noi abbiamo un enorme debito di gratitudine nei suoi confronti, per un coraggio che così pochi in Occidente sembrano mostrare.
I sostenitori degli islamisti: la svendita dell’Occidente alla Sharia di Wafa Sultan34
Non vi è dubbio che una serie di importanti organizzazioni e individui che si schierano con le istituzioni musulmane stiano pericolosamente attaccando, in molti paesi occidentali, la libertà di parola, il fondamento della democrazia e della civiltà. Essi promuovono la favola del vittimismo musulmano, costringendo l'Occidente ad essere iperprotettivo verso i musulmani, ignorando le atrocità da loro commesse e cedendo alle loro richieste sempre crescenti.

I musulmani fanno rispettare le leggi dell’Islam ai non musulmani in tutto il mondo. Essi nascondono deliberatamente l’entità e la portata reali della minaccia islamica, partendo dalla guerra santa (Jihad) fino al trattamento delle donne. Come prevedono i dettami della Sharia, i musulmani devono anche cercare di vietare ai non musulmani di parlare in modo critico dell'Islam.

Come provano a farlo? Chiamando bigotto o persona piena di odio o "islamofobo" chi si impegna in un esame onesto dei testi islamici. Il dissenso porta a subire processi per reati non specifici di incitamento all’odio e a minacce di tumulti, violenze e boicottaggi. In molti casi più gravi, i musulmani uccidono non solo i non musulmani, ma anche quei musulmani audaci che osano sfidare questo lavaggio del cervello e la repressione.

Solo pochi giorni fa, il coraggioso Lars Hedegaard è stato condannato per “incitamento all’odio” per aver fatto presunte dichiarazioni razziste. Il signor Hedegaard, tuttavia, ha semplicemente detto la verità. Egli ha portato all'attenzione del pubblico la spaventosa diffusione islamica della violenza “d’onore”, per cui le donne sono uccise dai membri della loro stessa famiglia per ristabilirne l’onore, per "crimini" come l’essere stata violentata, spesso da un membro della famiglia; la donna è sempre dichiarata colpevole – mai lo stupratore – anche per un presunto adulterio, anche se non vi è alcuna prova, ma solo un “presentimento" dei giudici, come nel recente caso di Hena in Bangladesh che, condannata a 300 frustate, è morta durante la fustigazione.

Sono stata testimone in prima persona, durante i miei 32 anni di vita in Siria, di innumerevoli atti di feroce violenza e crudeltà. In qualità di medico praticante in Siria, ho visto e trattato innumerevoli casi di donne maltrattate che sono state gravemente picchiate e violentate con la tacita approvazione della Sharia e dell’onore della famiglia.

Le donne che ho curato sono vittime dello stesso tipo di violenza d'onore di cui parla il signor Hedegaard, motivo per cui ora è punito da coloro che dovrebbero difendere gli stessi valori che sono cari a tutti noi in Occidente.

Sopprimendo la libertà di divulgare le atrocità e le crudeltà subite dalle donne musulmane, tuttavia, l'Occidente mina il loro status di cittadine rispettate e stimate. È questo che i capi di governo cercano di realizzare? Le donne musulmane che soffrono immensamente per la legge della Sharia, anche in Occidente, non sono degne della protezione del governo?

Come medico, mi preoccupa il lavoro coordinato degli islamisti e dei loro complici in Occidente volto a distruggere questo diritto fondamentale di parlare liberamente e denunciare ciò che deve essere corretto. Gli orribili attentati dell'11 settembre 2001 hanno rivelato la consapevolezza che nessun posto sulla Terra è immune dall'islamismo. Le mie esperienze personali – il mio insegnante di oculistica alla scuola medica in Siria, per esempio, è stato ucciso davanti a noi, perché insegnava a delle studentesse – possono essere applicate a tutti noi.

Finché i musulmani promuovono la legge islamica della Sharia e lavorano instancabilmente per applicarla nelle nostre società libere, abbiamo bisogno di essere educati, vigili e attivi nel difendere le nostre libertà. Si tratta di una questione di cui tutti noi dobbiamo essere preoccupati e a cui dobbiamo prestare la massima attenzione.

Non sono qui per incitarvi contro i musulmani. Vi prego di considerare che i musulmani sono il mio popolo e non sono in nessun modo in grado di cambiare pelle: sono una donna di un paese musulmano con una cultura islamica. Sono qui, tuttavia, per svelare il vero volto dell'Islam di ideologia odiosa e intollerante, incluso il suo trattamento delle donne.

Osama Bin Laden è ormai morto e sepolto, ma la dura e intollerabile legge della Sharia che egli ha così fedelmente praticato è viva e vegeta. La vita di Bin Laden con le sue orribili azioni sono la chiara prova che gli islamisti sono vittime di un dogma intollerabile che li attira lontano dal loro intrinseco buonsenso e li trasforma in bestie umane.

Già da molto piccoli, vien loro fatto credere che l'Islam è destinato a controllare il mondo intero e che la loro missione sulla terra è quella di lottare per la realizzazione di questo obiettivo. Per questo, il fine giustifica i mezzi: l’umiliazione, la tortura e l’omicidio sono una missione divina.

Lara Logan, la giornalista della CBS che ha seguito la recente rivoluzione egiziana, ha rotto il muro del silenzio in un programma chiamato "60 minuti", condividendo la violenza sessuale che ha subito in qualità di donna e di giornalista straniera sul campo. Utilizzando le sue parole, ha dichiarato che la folla egiziana che l'ha aggredita "apprezzava molto il mio dolore e la mia sofferenza. E li incitava ad ancora più violenza".

Per molti occidentali questa è una visione chiara del trattamento scioccante e delle continue molestie subite dalle donne egiziane e straniere in Egitto.

Questa pratica persiste anche perché nei musulmani vengono inculcate l’ostilità e la derisione delle donne. Quel che è peggio è che i musulmani incolpano solo la vittima per non aver apparentemente rispettato le restrizioni islamiche nell’abbigliamento e nel comportamento e avere quindi sedotto gli uomini.

Purtroppo, nella sua intervista, Logan si è piegata alla insistente correttezza politica e è stata attenta a non usare le parole "musulmani" o "Islam" in rapporto al terribile abuso sessuale subito.
Vorrei condividere con voi solo alcune esperienze personali. Esse confermano il deplorevole episodio di Lara Logan e dimostrano la pervasività dell’abuso delle donne nel mondo musulmano.
Mia nipote è stata costretta a sposare a undici anni un cugino che ne aveva più di quaranta. Per la legge islamica della Sharia il suo matrimonio era valido perché il profeta Maometto ha sposato la sua seconda moglie, Aisha, quando lei aveva 6 anni e lui più di cinquanta. Mia nipote ha subito abusi per lunghi anni senza avere il diritto di chiedere il divorzio.

Scappò dalla casa del marito verso quella di suo padre, pregandolo: «Per favore tienimi qui, prometto che sarò la vostra cameriera fino all’ultimo giorno della mia vita. Lui è molto violento, non posso più sopportare questa tortura». Suo padre le rispose: «È una vergogna che una donna lasci la casa del marito senza il suo permesso. Torna da lui. Prometto che gli parlerò».

A 28 anni mia nipote si suicidò dandosi fuoco; ha lasciato quattro figli.
Mentre lavorava come medico in Siria, sono stata testimone di molti crimini commessi nella mia società in nome dell'Islam. Una volta, quando lavoravo in un piccolo villaggio, una donna sulla quarantina è venuta nel mio ufficio lamentando nausea, vomito e mal di schiena. Gli esami rivelarono che era incinta di tre mesi. Non appena le diedi la notizia, crollò sulla sedia e cominciò a urlare, prendendosi a sberle. «La prego dottore, la prego di salvarmi dal caos in cui mi trovo. Mio figlio mi ucciderà. Non mi preoccupo per la mia vita, merito di morire, ma non voglio che mio figlio si sporchi le mani con il mio sangue».
Le chiesi: «Qual è il problema, Fatima?».
«Mio marito è morto cinque anni fa e mi ha lasciato con quattro figli. Suo fratello mi violenta tutti i giorni e in cambio mantiene i miei figli. Se sapesse che sono incinta spingerebbe mio figlio di 15 anni ad uccidermi per evitare di essere esposti al pubblico disonore».

L’ho mandata da un ginecologo. Tornò da me circa due settimane più tardi smunta, emaciata e malata. Mi disse: «Sono venuta a ringraziarvi. Mi hanno operato per rimuovere il feto senza anestesia. Non avevo abbastanza soldi per pagare i farmaci per sedarmi, quindi il dottore ha dovuto operarmi senza anestesia. Il dolore era insopportabile, sono quasi morta».

Per quanto mi riguarda, mio marito partì per l'America un anno prima di me. Quando presentai la richiesta di passaporto per i miei figli, il funzionario incaricato rifiutò di rilasciarmeli per il fatto che, secondo la legge islamica della Sharia, non ero considerata mentalmente adatta a essere il tutore legale dei miei figli. Mi chiese quindi di presentarmi con un maschio della famiglia di mio marito che ci permettesse di ottenere i passaporti per i miei figli.

Nessun membro della famiglia di mio marito viveva nella nostra città, a parte uno dei suoi cugini. Era un alcolizzato e, per la sua condizione, mio marito non aveva mai voluto presentarmelo. Per farla breve, andai a casa sua e lo comprai con cinquanta sterline siriane, pari a un dollaro. Lasciando l’ufficio immigrazione, non potei evitare di pensare alle assurdità che noi donne del mondo musulmano ci troviamo ad affrontare: in qualità di medico non ero degna di essere il tutore legale dei miei figli, mentre un uomo ubriaco poteva controllare il mio intero destino.

È evidente che gli insegnamenti della mia fede non coincidevano con i miei diritti fondamentali e di sicuro non mi rispettavano come donna professionista. Secondo la legge islamica della Sharia, per esempio, ai musulmani di sesso maschile è concesso il controllo totale dei loro parenti di sesso femminile. Un padre può sposare una figlia senza il suo consenso a qualsiasi età e con uomo di sua scelta.

Tragicamente, queste esperienze che condivido con voi non sono per nulla storie isolate. Sono storie tragiche che vivono milioni di altre donne musulmane di tutto il mondo, Europa e Nord America inclusi. Ogni giorno innumerevoli abusi domestici sono perpetrati a danno di donne musulmane: stupri e delitti d'onore che sono spesso ignorati dai cosiddetti "progressisti" che pretendono di essere grandi sostenitori dei diritti umani.

Molte persone parte del sistema perseguono legalmente i coraggiosi che osano parlare ed esporre la triste realtà della violenza contro le donne musulmane e la dura realtà della legge islamica della Sharia in generale. Molti vietano alla nostra società di additare la discriminazione islamica e i maltrattamenti alle donne. Ovviamente, le conseguenze per coloro che osano farlo sono gravi, come possiamo vedere oggigiorno, soprattutto in Europa.

Mi permetto quindi di sfidare quelli che sono dalla parte sbagliata della storia: come può una donna musulmana crescere un bambino equilibrato quando è lei stessa oppressa? Un figlio maschio che cresce vedendo sua madre trattata senza alcun rispetto, emarginata e abusata, avrà quasi inevitabilmente la visione distorta che tale comportamento nei confronti delle donne è lecito e normale; sarà anche in grado di compiere il tipo di crudeltà che la folla ha inflitto a Lara Logan. Non è questo forse un dilemma che riguarda i rapporti dell'Occidente con il mondo musulmano?

Purtroppo, i musulmani e i loro spalleggiatori continueranno a sfidare chi di noi dissente. Dobbiamo fare una scelta. Possiamo continuare a cedere o possiamo convincere gli altri, rendendo chiaro che le nostre libertà, la nostra cultura e il nostro patrimonio saranno protetti a qualunque costo.
Bill Maher, un comico americano, ha dichiarato nel suo spettacolo Real Time il mese scorso: «L’Islam è l'unica religione che ti uccide se non la approvi. Dichiara di essere una religione di pace; se non sei d'accordo ti taglia la testa». Maher prevede che «pochissimi la sfideranno».
Noi siamo alcuni dei pochissimi che la sfideranno. Ci presentiamo con la chiarezza e la convinzione di individuare, rivelare e, speriamo, marginalizzare i nemici del mondo libero. Siamo qui per scoraggiare la distruzione dei nostri valori da parte di coloro che aspirano a schiavizzarci sotto le catene dure e intollerabili della Sharia.

Quando una donna che ha vissuto sotto la Sharia emigra in un paese occidentale libero, può vivere, come è successo a me, un percorso di trasformazione completa. Ora che sono libera, non devo lasciare che i miei diritti siano calpestati da un’autorità religiosa o politica. Negli Stati Uniti sono una persona uguale a tutti gli altri.

Ma come possiamo aspettarci che tutte le altre donne musulmane in tutto il mondo libero si possano emancipare, quando ci sono tribunali che aiutano a sopprimere la loro voglia di libertà punendo coloro che cercano di proteggerle, come accade, tra gli altri, a Lars Hedegaard, Geert Wilders, Elisabeth Sabaditsch-Wolff, Kurt Westergaard, Jesper Langballe, Ezra Levant, Rachel Ehrenfeld, Joe Kaufman e Mark Steyn? L’Occidente sembra troppo spesso indifferente alla sua denigrazione da parte dell’Islam, sono tempi difficili.

Da parte mia non considero scontati i miei diritti e continuerò quindi a lottare per tutelarli, non solo per me, ma per tutte le altre donne musulmane. In qualità di cittadini del mondo libero, abbiamo il dovere morale di combattere e proteggere la nostra libertà, denunciando l'abuso totalitaristico dell'Islam contro le donne.

Il nemico ha alleati inconsapevoli e maligni. Siamo obbligati a sfidare chi si arrende alla dottrina opprimente dell'Islam e chi indebolisce tutti noi causando involontariamente o anche deliberatamente il nostro declino.

Dobbiamo renderci conto che siamo in guerra. Dobbiamo continuare con determinazione inflessibile a fare da cuscinetto contro le forze del male. Non possiamo evitare il conflitto. Non possiamo scendere a compromessi. Dobbiamo riconoscere i nemici e scoraggiarli passo a passo.
Non reprimeremo il nostro linguaggio. Useremo il vocabolario appropriato per chiamare le cose con il loro vero nome. Continueremo a fare pressione per la chiarezza morale e per il discorso intellettuale aperto, definendo precisamente i nostri obiettivi rispetto ai loro.

D’ora in poi, adottiamo il termine “veritofobi” contro chi ci definisce “islamofobi”, dato che la loro paura irrazionale della verità è un fattore negativo per la nostra sopravvivenza come uomini liberi.
L'amara realtà della Sharia non dovrebbe essere ignorata. La vittoria reale può avvenire solo in un’ottica di inchiesta onesta e trasparente, e nella ricerca senza paura della verità. Una cultura che non rispetta la metà della sua popolazione non potrà mai prosperare e fiorire. Di conseguenza, ogni tentativo di rendere proibita e punita dalla legge la critica dell'Islam è intollerabile e sarà fortemente contrastata da tutti coloro che amano la libertà.

Quando vivevo in Siria, piangevo spesso perché stavo male. Ora che sono libera piango ancora, ma per tutte le altre donne musulmane del mondo. Sogno un futuro in cui tutte le donne musulmane possano assaporare il gusto della mia libertà. Questo sogno dovrebbe essere concesso a tutta l'umanità e il nostro compito è quello di essere implacabili nel perseguire questo obiettivo.

Sfido tutti i responsabili del processo contro Lars Hedegaard a riconsiderare le orrende conseguenze di tali accuse assurde contro di lui. Cerchiamo di non riportare l'Europa al Medioevo.
Che vinca la libertà di parola.


34 http://www.gatestoneinstitute.org/2135/islamists-western-sharia-law

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