sabato 27 agosto 2016

22 La libertà di parola oggi


La libertà di parola è un principio fondamentale delle società libere in tutto il mondo. Non è un caso che le nazioni che hanno storicamente protetto la libertà di parola siano nazioni come il Regno Unito, gli Stati Uniti, la maggior parte dell'Europa occidentale, il Canada o l’Australia. I paesi che, al contrario, limitano la libertà di parola comprendono nazioni come Birmania, Corea del Nord, Cina, Russia e tutti i paesi islamici, tra cui Iran, Iraq, Somalia, Pakistan, ecc.

Le nazioni occidentali hanno protetto la libertà di parola da ben prima che la maggior parte di noi venisse al mondo. Molte persone, se non la maggior parte, sembrano pensare che sarà sempre così. Queste persone non sono state molto attente, quindi sedetevi perché qui è quando le cose iniziano a fare paura.

57 tra le più grandi nazioni islamiche formano un'organizzazione chiamata l'Organizzazione della cooperazione islamica o OIC. Questo è il più grande blocco di voto in seno alle Nazioni Unite, e per anni ha lavorato per convincere i paesi membri delle Nazioni Unite a vietare la critica delle religioni (in particolare dell’Islam). Recentemente questi sforzi sembrano aver dato i suoi frutti.

Durante la mia infanzia, le persone hanno capito che non si poteva chiamare la polizia solo perché qualcuno è stato offeso. Si riteneva addirittura infantile essere eccessivamente preoccupati per degli insulti.

Negli ultimi anni però, una combinazione di multiculturalismo e un atteggiamento politicamente corretto ha eroso in modo costante questa libertà. Oggigiorno, le persone che parlano contro l'Islam sono suscettibili di trovarsi in tribunale, lottando per la loro libertà, o addirittura in carcere.
In Danimarca, il presidente della Danish Free Press Society, Lars Hedegaard, è stato costretto a fare appello a una condanna per incitamento all'odio.

Ecco alcuni punti salienti di un articolo pubblicato al Gatestone Institute22 (sottolineatura mia):
Nota del redattore: Il 13 aprile [2012], Lars Hedegaard, presidente della Danish Free Press Society, ha fatto appello alla Corte suprema danese per ribaltare la condanna ricevuta da parte della Corte Superiore il 3 maggio 2011, dopo due anni di processi nei tribunali di istanza inferiore, con l'accusa di aver pronunciato un discorso di incitamento all’odio. Ai sensi dell'articolo 266(b) della legislazione danese, è irrilevante se ciò che si dice è vero; le prove a sostegno della verità non sono infatti ammissibili. L’unico aspetto che conta è se qualcuno ha detto qualcosa in pubblico che ha potuto “offendere” qualcun’altro o se il pubblico ministero ritiene che il fatto che qualcuno possa “sentirsi offeso” sia giustificato. Dopo aver parlato privatamente del trattamento ricevuto dalle donne musulmane, è stato diffuso un nastro del suo intervento, a quanto pare a sua insaputa e senza la sua approvazione. L’accuratezza di ciò che ha detto non è stata messa in discussione. Si attende un verdetto questa settimana.

Quanto segue è una trascrizione a cura della sua difesa in tribunale:
Se la nostra libertà in Occidente significa qualcosa, dobbiamo insistere sul fatto che ogni persona adulta è responsabile delle proprie convinzioni, opinioni, cultura, abitudini e azioni.
Godiamo di libertà politica e religiosa, e questo implica un diritto ampiamente illimitato di diffondere il proprio credo politico e religioso. E così è come dovrebbe essere. Ma il prezzo che tutti noi dobbiamo pagare per questa libertà è che gli altri hanno il diritto di criticare la nostra politica, la nostra religione e la nostra cultura. I portavoce islamici hanno la libertà di difendere il loro concetto di società, che prevede l'introduzione di una teocrazia governata da leggi (la Sharia) emanate da un Dio, l'abolizione delle leggi promulgate dall'uomo e, di conseguenza, la libertà di espressione e la democrazia. Essi sono liberi di pensare che le donne sono inferiori agli uomini per quanto concerne i loro diritti e la loro ricerca della felicità. Hanno anche il diritto di diffondere tali pareri.

Non ricordo un solo caso in questo Paese in cui un portavoce islamico sia stato perseguito per affermare che, naturalmente, la Sharia sarà la legge del Paese una volta che le realtà demografiche e politiche lo rendano possibile. E questo avviene nonostante i diversi esempi di cui disponiamo, come nel caso di imam che hanno apertamente dichiarato che l'imposizione della teocrazia è un dovere religioso per tutti i credenti.

Al contrario, questi teocratici e difensori della Sharia devono accettare il diritto di coloro che credono nella democrazia, nelle istituzioni libere e nell’uguaglianza di criticare l'Islam e di opporsi alla sua diffusione e a quelle delle norme culturali ataviche praticate da alcuni musulmani.
Ed è proprio questo diritto – direi anche dovere – di descrivere, criticare e opporsi a una ideologia totalitaria che ho cercato di esercitare al meglio delle mie capacità. Il mio discorso e i miei scritti non hanno avuto altro scopo che quello di avvisare i miei concittadini del pericolo insito nel concetto islamico di Stato e legge.

Non ho celato il fatto che considero questa lotta per le nostre libertà la più importante lotta politica moderna. Non sarei in grado di vivere con la coscienza sporca se, per paura della condanna pubblica e di essere ridicolizzato, non dicessi la verità così come la vedo io. E indipendentemente dal risultato di questo processo, ho intenzione di continuare la mia lotta per la libertà di parola e contro concezioni totalitarie di ogni genere.

Nel frattempo, non lontano, nella tollerantissima Olanda, Geert Wilders del Partito delle Libertà (oggigiorno uno dei partiti più popolari del Paese) è stato processato per aver insultato l'Islam. Il caso è stato accettato nonostante il pubblico ministero non fosse d’accordo, convertendosi sicuramente nel primo caso simile nella storia del diritto occidentale. Ecco alcuni punti salienti della difesa di Geert (Geert è stato espulso dal Regno Unito prima che potesse parlare lì poiché rappresentava una "minaccia per l'armonia della comunità").

Signor Presidente, membri della Corte, sono qui a causa di ciò che ho detto. Sono qui per aver parlato. Ho parlato, parlo e continuerò a parlare. Molti hanno taciuto, ma non Pim Fortuyn o Theo Van Gogh [entrambi sono stati uccisi in Olanda per aver criticato l'Islam], per cui non lo farò neanche io.

Sono costretto a parlare perché i Paesi Bassi si trovano sotto la minaccia islamica. Come ho sostenuto più volte, l'Islam è principalmente un’ideologia; un'ideologia di odio, di distruzione, di conquista. È mia ferma convinzione che l'Islam sia una minaccia per i valori occidentali, per la libertà di parola, la parità tra uomini e donne, tra eterosessuali e omosessuali, tra credenti e non credenti. In tutto il mondo si può vedere come la libertà fugga dall'Islam.

Giorno dopo giorno vediamo come le nostre libertà si riducono. L'Islam si oppone alla libertà. Studiosi rinomati dell'Islam da tutte le parti del mondo sono d'accordo su questo punto. Gli esperti miei testimoni sono d’accordo con me. E ci sono altri studiosi islamici che il giudice non mi ha permesso di chiamare a testimoniare: tutti sono d'accordo con le mie affermazioni, dimostrano che dico la verità. Ed è la verità a essere sotto processo oggi.

 Dobbiamo vivere nella verità, dissero i dissidenti sotto il dominio comunista, perché la verità ci renderà liberi. Verità e libertà sono inestricabilmente collegati. Dobbiamo dire la verità, perché altrimenti perderemo la nostra libertà. È per questo che ho parlato, parlo e continuerò a parlare. Le dichiarazioni per cui sono sotto processo sono dichiarazioni che ho fatto in veste di politico che partecipa al dibattito pubblico nella nostra società.

Le mie dichiarazioni non erano dirette a persone concrete, bensì all’Islam e al processo di islamizzazione. Per questa ragione il pubblico ministero ha concluso che dovrei essere assolto. Signor Presidente, membri della Corte, sto agendo seguendo una lunga tradizione che voglio rispettare. Sto mettendo a rischio la mia vita in difesa della libertà nei Paesi Bassi. Di tutti i nostri successi, la libertà è il bene più prezioso e più vulnerabile. Non voglio tradire il mio paese.

 Un politico è al servizio della verità e difende quindi la libertà delle province olandesi e del popolo olandese. Voglio essere onesto e agire con onestà, e questo è il motivo per cui voglio proteggere la mia patria contro l'Islam. Il silenzio è tradimento. È per questo che ho parlato, parlo e continuerò a parlare. Pago ogni giorno il prezzo della verità e della libertà; mi proteggono giorno e notte dalle persone che vogliono uccidermi.

Ma non mi lamento, parlare è stata la mia decisione. Tuttavia, oggi in questo tribunale non si stanno processando le persone che minacciano chi critica l’Islam. Sono io a essere sotto processo, e di questo mi lamento: ritengo che sia un processo politico. Mi comparano con gli assassini hutu in Ruanda e con Mladic. Solo pochi minuti fa è stata messa in dubbio la mia salute mentale. Mi hanno chiamato il nuovo Hitler. 

Mi chiedo se anche queste persone verranno citate in giudizio, e se non fosse il caso, se il pubblico ministero procederà con un’accusa formale. Sicuramente no, e va bene così, perché la libertà di espressione è valida anche per i miei avversari. Assolvetemi, perché se vengo condannato, viene condannata insieme a me la libertà di opinione e di espressione di milioni di olandesi. Assolvetemi. Io non incito all'odio, non incito alla discriminazione, ma difendo il carattere, l'identità, la cultura e la libertà dei Paesi Bassi. Questa è la verità. È per questo che sono qui. Ecco perché parlo. Ecco perché, come Lutero davanti alla Dieta imperiale a Worms, io dico: “Qui sto fermo. Non posso fare altro”. Questo è il motivo per cui ho parlato, parlo e continuerò a parlare. Signor Presidente, membri della Corte, anche se oggi sono qui da solo, la mia voce è la voce di molte persone.23

Tenete in considerazione che le persone protagoniste di questi due casi sono persone a cui i media si riferiscono chiamandole “mercanti di odio”, pericolosi estremisti di destra, o nazisti, eppure entrambe stanno chiedendo la protezione della libertà di espressione anche per i musulmani (alcuni dei quali stanno attivamente cercando di ucciderli).

Più a sud, in Austria, le cose non vanno meglio per Elisabeth Sabaditsch-Wolff, una casalinga e attivista di una campagna contro la jihad che dirigeva un seminario privato in cui spiegava l'Islam alla gente. Un gruppo di sinistra ha iscritto un osservatore tra i partecipanti e ha successivamente inviato un nastro al pubblico ministero.

Estratto dal Gatestone Institute24:
Il giudice ha stabilito che Sabaditsch-Wolff ha commesso un reato affermando nei suoi seminari sull'Islam che il profeta islamico Maometto era un pedofilo (le parole reali di Sabaditsch-Wolff erano state “Mohammed aveva un debole per le bambine.").

Il giudice ha affermato che il contatto sessuale di Maometto con Aisha, 9 anni, non poteva essere considerato pedofilia perché Maometto è rimasto sposato con lei fino alla sua morte. Secondo questa linea di pensiero, Maometto non aveva un desiderio esclusivo per le ragazze minorenni; è stato infatti anche attratto da donne più anziane, dato che Aisha aveva 18 anni quando Maometto morì.
Il giudice ha ordinato a Sabaditsch-Wolff il pagamento di una multa di 480 € o una condanna alternativa di 60 giorni di carcere. Inoltre, ha dovuto sostenere i costi del processo. Anche se a prima vista la multa può apparire banale – l'ammenda è stata ridotta a 120 rate giornaliere di 4 € poiché Sabaditsch-Wolff era una casalinga senza reddito –, questa sarebbe stata ben più alta se la donna avesse avuto un reddito.

In Australia, due pastori cristiani, Daniel Scott e Danny Nalia, sono stati condannati in base alla legislazione dello stato di Victoria per aver insultato l'Islam. Sorprendentemente, la Corte Suprema di Victoria ha confermato la condanna, nonostante avesse accettato che nessuno dei due pastori mentisse. Per fortuna, i due sono riusciti a portare il caso alla Corte suprema del Commonwealth australiano, la quale ha stabilito che dire la verità non è illegale e che il giudice vittoriano aveva commesso più di 100 errori nel suo giudizio. Anche se sono stati poi assolti, i due uomini hanno vissuto un incubo legale durato cinque anni e sostenuto costi enormi per riscattare i loro nomi.

Per concludere, mi sembra che alcuni punti di queste sentenze siano particolarmente importanti.
1) Le persone possono essere condannate per esprimere un parere o una constatazione.
2) La verità o meno di queste affermazioni è considerata irrilevante.
3) Le condanne dipendono dal fatto che qualcuno "si sente offeso".
4) Il governo decide chi ha il diritto di sentirsi offeso.
5) Finora questo diritto è stato concesso solo ai musulmani.
6) I procedimenti giudiziari possono andare avanti anche se il pubblico ministero è contrario.

Tutti questi punti violano i principi giuridici su cui si fonda la nostra società, eppure giudici in teoria colti e indipendenti hanno emesso queste sentenze senza alcun apparente imbarazzo.

Un altro pilastro del nostro sistema giuridico che i giudici sembrano non capire è il principio dello Stato di diritto. È ciò che contraddistingue una società libera: tutti siamo uguali davanti alla legge. Se un autovelox registra un eccesso di velocità dell’auto del Primo Ministro, questo dovrà pagare la stessa multa che pagherebbe uno spazzino. 

Questa idea è quella che ha segnato il passaggio dal governo di re e despoti, che legiferavano a proprio beneficio, alle società democratiche, che avvalorano la libertà di tutte le persone. Se il sistema legale tenesse conto di questa tradizione, la logica conseguenza sarebbe che i musulmani affrontassero le stesse conseguenze legali per insultare le religioni e le idee degli altri.




(In questa immagine possiamo vedere il giubbotto fluorescente del poliziotto in fondo a sinistra)


In queste due foto vediamo dei poliziotti inglesi durante una manifestazione a Londra dopo il caso delle caricature danesi. Sembrerebbe che non fossero a conoscenza che incitare a commettere omicidi di massa sia illegale in Inghilterra da alcuni secoli, anche per i musulmani.
Molti di questi principi giuridici ebbero origine in Inghilterra secoli fa, e sono stati la base per la difesa delle persone contro la tirannia in società eque e giuste in tutto il mondo. Purtroppo, il Regno Unito è ora in testa al movimento che abbandona questi principi per accogliere i migranti che fuggono dalla tirannia delle loro società.

Nel 2011, Emma West, una donna inglese madre di due figli, pronunciò un discorso insultante e di matrice chiaramente razzista (che può essere considerato un reato contro l’ordine pubblico) in un tram carico di persone di colore in Inghilterra, adducendo che l'immigrazione di massa di persone di colore e polacchi aveva rovinato il “suo” paese, e che dovrebbero tutti tornare a casa loro25

Qualcuno registrò un video di questo sfogo con il proprio telefono caricandolo su YouTube, dove diventò virale: la donna fu immediatamente arrestata, rinchiusa in carcere e le si tolse la custodia dei figli. Dopo qualche settimana, il governo decise che criticare la politica di immigrazione in pubblico non era illegale. Tuttavia, la donna non fu rilasciata in quanto si temeva "per la sua incolumità."
Questa è una diretta violazione dell'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in cui si afferma che:

"Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere."

Nonostante molte persone ritengano che chi esprime opinioni razziste meriti la prigione, un altro giudice inglese non condivise la stessa posizione quando quattro ragazze somale furono portate davanti al suo tribunale dopo essere state registrate da una telecamera di sorveglianza mentre attaccavano una ragazza inglese. In questo attacco apparentemente ingiustificato, che durò diversi minuti, è possibile vedere chiaramente le quattro ragazze prendere brutalmente a calci e a pugni la ragazza fino a buttarla a terra (dove continuano a prenderla a calci) mentre urlano “zoccola bianca!”26.
Le ragazze furono rilasciate dopo che il loro avvocato difensore sostenne che, essendo musulmane, semplicemente non erano abituate agli effetti dell'alcol. A differenza del caso di Emma West dello stesso anno, non si fece menzione dell’"aggravante razziale". Dopo la sentenza, una delle imputate twittò: "Felice, felice, felice! A festeggiare!".

Nessun sistema di giustizia potrà mai essere perfetto. Tuttavia, nelle due sentenze il diverso trattamento ricevuto da queste donne sembra troppo radicale per poter essere spiegato semplicemente come preferenze personali dei singoli giudici. Anche se possono essere entrati in gioco altri fattori, i fatti sono questi: una donna è stata rinchiusa in carcere per aver espresso un parere. Senza discutere di quanto potesse essere sgradevole questo parere, è poco probabile che rappresentasse una minaccia per le persone attorno a lei; infatti, nessuno sporse denuncia.

Al contrario, le quattro ragazze musulmane non solo rappresentavano una minaccia di violenza, ma realizzarono un atto violento fino allo stremo delle forze e senza alcuna giustificazione apparente. Dal momento che entrambi gli incidenti sono stati registrati (e vi incoraggio a seguire i link che fornisco), possiamo vederli esattamente come li hanno visti i giudici.

Un paio di anni prima di questi incidenti, una stazione televisiva del Regno Unito trasmise un documentario su dei musulmani radicali in una moschea di Birmingham27. Quest’ultima non era solo una piccola moschea nascosta in una stradina, bensì una delle più grandi moschee della Gran Bretagna. Un giornalista del documentario si recò regolarmente alla moschea per qualche mese, e filmò segretamente quello che succedeva al suo interno. Dopo aver frequentato per un po', si guadagnò la fiducia degli imam e cominciò a prendere parte a incontri privati. In questi incontri, i predicatori vomitavano odio verso i Kaffir, gli ebrei, il popolo britannico e l'Occidente in generale; difendevano addirittura il rovesciamento del governo del Regno Unito. Questo è stato un reato capitale fino a pochi anni fa, ma a quanto pare non è più illegale. Alcuni di questi sermoni venivano pronunciati in persona, altri erano trasmessi in diretta video dall’Arabia Saudita.

Come ci si aspetterebbe, la polizia è intervenuta tempestivamente. Ciò che probabilmente non ci si aspettava è che non sporse denuncia contro la moschea, ma contro Channel 4 per incitamento all'odio. La polizia sosteneva stranamente che Channel 4 aveva editato i sermoni per farli sembrare più estremisti. Questa affermazione è stata successivamente scartata da un tribunale, ma rimane la domanda: come ha avuto quest’idea la polizia?

Se questi incidenti sono solo eventi casuali o sintomi di una società che si arrende a una dhimmitudine strisciante è difficile da dire. Quello che mi preoccupa, però, è che anche solo discutere di questi argomenti significa essere bollati come razzisti e islamofobi.


22 http://www.gatestoneinstitute.org/3011/hate-speech-charges
23 Consultare anche “The Australian” 24/6/2011 http://www.theaustralian.com.au/news/world/wilders-acquitted-in-hate-trial/story-e6frg6so-1226081233590
24 http://www.gatestoneinstitute.org/2702/sabaditsch-wolff-appeal
25 http://www.youtube.com/watch?v=-5RM_I6BKjE
26 http://www.dailymail.co.uk/news/article-2070562/Muslim-girl-gang-kicked-Rhea-Page-head-yelling-kill-white-slag-FREED.html
27 http://topdocumentaryfilms.com/dispatches-undercover-mosque

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