I996 Una
poetessa scrisse una poesia contro l’Islam. Maometto disse: “Chi mi libererà
della figlia di Marwan?”. Uno dei suoi seguaci lo udì e la notte stessa andò a
casa della donna per ucciderla.
M239
L’assassino, un uomo cieco, poté compiere il delitto nell’oscurità
mentre la donna dormiva. Uno dei suoi figli riposava sul suo petto, mentre gli
altri dormivano nella stessa stanza. Il furtivo assassino allontanò l’infante
dalla donna e la pugnalò con tal forza da inchiodarla
al letto.
I996 La mattina successiva, l’uomo andò da
Maometto e glielo riferì. Maometto disse: “Hai aiutato Allah ed il suo
apostolo”. Quando gli chiese quali fossero state le conseguenze, Maometto
affermò: “Nemmeno i caproni si prenderanno a testate per lei”.
M239 Maometto si rivolse ai presenti nella
moschea e disse: “Se volete vedere un uomo che ha aiutato Allah e il suo
profeta, guardate qua”. Omar gridò: “Come, Omeir il cieco!”. “No”, rispose
Maometto, “chiamatelo Omeir, colui che vede”.
I996 L’assassino si rivolse ai cinque figli
della donna e disse: “Ho ucciso Bint Marwan (figlia di Marwan), figliuoli,
sopportate la mia presenza, se potete; non fatemi aspettare”. Quel giorno
l’Islam divenne potente e molti, dopo averlo constatato, si convertirono
all’Islam.
Commenti dell’autore:
La figlia di
Marwan non sopportava che alcuni capi della sua tribù fossero stati
assassinati. Le uccisioni furono perpetrate da alcuni musulmani con
l’approvazione di Maometto. La tribù non era sufficientemente preparata per la
vendetta, perciò la donna compose un poema per criticare Maometto. In un
deserto praticamente privo di documenti scritti, un poema era come un articolo
di giornale che sarebbe stato tramandato bocca a bocca. Maometto ne venne
presto a conoscenza,
ma sapeva che
per lui non costituiva una minaccia. La tribù aveva già messo in chiaro che non
avrebbe attaccato i musulmani, ma per Maometto ciò non era sufficiente. Come un
qualsiasi aggressore e tiranno, sapeva che la chiave per il controllo assoluto
di un gruppo era la proibizione della libertà di parola.
Quando la gente
ha paura di criticare un oppressore, l’intera dinamica di gruppo cambia: il
silenzio diventa una sorta di tacito assenso e la distinzione tra seguaci ed
oppositori diventa labile. Diventa quindi quasi impossibile pianificare una
sfida, poiché le persone che condividono la stessa opinione tendono a rimanere
isolate e i pochi che osano manifestarla sono facilmente eliminabili. Mano a
mano che il processo si intensifica, la paura e il potere della tirannia sulla
società aumentano di pari passo. Ciò si definisce abitualmente “consolidamento
del potere”.
Una società in cui si garantisce la
libertà di parola rappresenta l’esatto opposto di questo esempio, poiché:
La
tirannia e la libertà di parola non sono compatibili in una società.
Libertà
d’espressione non è garantire la diffusione di gran parte delle opinioni, bensì
quella di tutte. Quando la classe dirigente ha il diritto di silenziare le
opinioni considerate sgradevoli, finirà per mettere a tacere l’opposizione. Se
ciò accade, la libertà è perduta per sempre.
Naturalmente, ci
sono diverse eccezioni a questo principio accettate e capite. Lanciare un
allarme di incendio in un teatro gremito, incitare alla violenza o danneggiare
la reputazione di qualcuno mediante illazioni sono esempi di libertà di parola
non difesi. Insultare, mettere in ridicolo, irritare o umiliare le persone (o
le loro idee) sì che viene difeso in una società libera, e costituisce, di
fatto, uno dei suoi fondamenti.
È importante capire
che la libertà di parola non è dire alla gente ciò che vuole sentirsi dire, ma
ciò che non vuole sentirsi dire.
Nell’Irak di Saddam Hussein non esisteva la libertà di parola, eppure nessuno
fu arrestato per aver detto quanto fosse grande Saddam. È questo il punto della
questione: libertà di parola non è poter dire “la maggior parte” delle cose, ma
il poter dire qualsiasi cosa (ad eccezione di quelle menzionate) senza dover
temere un castigo.
Il “problema” della
libertà di parola è che ci saranno sempre opinioni scomode o contrarie. Per
esempio, c’è chi afferma che l’Olocausto non è mai esistito o che l’eroina e la
schiavitù andrebbero legalizzate. Sfortunatamente, se vogliamo la libertà di
parola lo dobbiamo accettare.
Voltaire si rese conto
dell’importanza di questo aspetto e affermò: “Non posso accettare quello che
dici,
ma mi batterò fino alla morte
affinché tu abbia il diritto di dirlo”.
Per quanto ci sembri lecito zittire chi nega l’Olocausto o chi difende
i pedofili, è impossibile farlo senza prevaricare la libertà di parola.
Ciò che dobbiamo tenere presente è che se non ci piace un’opinione,
abbiamo tutti il diritto di ribattere. Se questa è davvero negativa, dovrebbe
rivelarsi un’operazione semplice.
Non dev’essere facile affermare ragionevolmente che l’Islam è una
religione pacifica ed esemplare. Maometto, come uno dei tanti tiranni, capì che
l’unico modo per vincere questo dibattito richiedeva violenza, minacce e
intimidazioni.
Di
conseguenza, questa è la tattica finale della Jihad:
Regole della Jihad:
1)
Non tollerare le critiche verso Maometto, Allah
o l’Islam, soffocare la libertà di parola.
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