sabato 27 agosto 2016

21 La morte di una poetessa


I996 Una poetessa scrisse una poesia contro l’Islam. Maometto disse: “Chi mi libererà della figlia di Marwan?”. Uno dei suoi seguaci lo udì e la notte stessa andò a casa della donna per ucciderla.
M239 Lassassino, un uomo cieco, poté compiere il delitto nelloscurità mentre la donna dormiva. Uno dei suoi figli riposava sul suo petto, mentre gli altri dormivano nella stessa stanza. Il furtivo assassino allontanò linfante dalla donna e la pugnalò con tal forza da inchiodarla al letto.
I996 La mattina successiva, l’uomo andò da Maometto e glielo riferì. Maometto disse: “Hai aiutato Allah ed il suo apostolo”. Quando gli chiese quali fossero state le conseguenze, Maometto affermò: “Nemmeno i caproni si prenderanno a testate per lei”.
M239 Maometto si rivolse ai presenti nella moschea e disse: “Se volete vedere un uomo che ha aiutato Allah e il suo profeta, guardate qua”. Omar gridò: “Come, Omeir il cieco!”. “No”, rispose Maometto, “chiamatelo Omeir, colui che vede”.
I996 L’assassino si rivolse ai cinque figli della donna e disse: “Ho ucciso Bint Marwan (figlia di Marwan), figliuoli, sopportate la mia presenza, se potete; non fatemi aspettare”. Quel giorno l’Islam divenne potente e molti, dopo averlo constatato, si convertirono all’Islam.

Commenti dell’autore:

La figlia di Marwan non sopportava che alcuni capi della sua tribù fossero stati assassinati. Le uccisioni furono perpetrate da alcuni musulmani con l’approvazione di Maometto. La tribù non era sufficientemente preparata per la vendetta, perciò la donna compose un poema per criticare Maometto. In un deserto praticamente privo di documenti scritti, un poema era come un articolo di giornale che sarebbe stato tramandato bocca a bocca. Maometto ne venne presto a conoscenza,
ma sapeva che per lui non costituiva una minaccia. La tribù aveva già messo in chiaro che non avrebbe attaccato i musulmani, ma per Maometto ciò non era sufficiente. Come un qualsiasi aggressore e tiranno, sapeva che la chiave per il controllo assoluto di un gruppo era la proibizione della libertà di parola.

Quando la gente ha paura di criticare un oppressore, l’intera dinamica di gruppo cambia: il silenzio diventa una sorta di tacito assenso e la distinzione tra seguaci ed oppositori diventa labile. Diventa quindi quasi impossibile pianificare una sfida, poiché le persone che condividono la stessa opinione tendono a rimanere isolate e i pochi che osano manifestarla sono facilmente eliminabili. Mano a mano che il processo si intensifica, la paura e il potere della tirannia sulla società aumentano di pari passo. Ciò si definisce abitualmente “consolidamento del potere”.
Una società in cui si garantisce la libertà di parola rappresenta l’esatto opposto di questo esempio, poiché:

La tirannia e la libertà di parola non sono compatibili in una società.


Libertà d’espressione non è garantire la diffusione di gran parte delle opinioni, bensì quella di tutte. Quando la classe dirigente ha il diritto di silenziare le opinioni considerate sgradevoli, finirà per mettere a tacere l’opposizione. Se ciò accade, la libertà è perduta per sempre.

Naturalmente, ci sono diverse eccezioni a questo principio accettate e capite. Lanciare un allarme di incendio in un teatro gremito, incitare alla violenza o danneggiare la reputazione di qualcuno mediante illazioni sono esempi di libertà di parola non difesi. Insultare, mettere in ridicolo, irritare o umiliare le persone (o le loro idee) sì che viene difeso in una società libera, e costituisce, di fatto, uno dei suoi fondamenti.

È importante capire che la libertà di parola non è dire alla gente ciò che vuole sentirsi dire, ma ciò che non vuole sentirsi dire. Nell’Irak di Saddam Hussein non esisteva la libertà di parola, eppure nessuno fu arrestato per aver detto quanto fosse grande Saddam. È questo il punto della questione: libertà di parola non è poter dire “la maggior parte” delle cose, ma il poter dire qualsiasi cosa (ad eccezione di quelle menzionate) senza dover temere un castigo.

Il “problema” della libertà di parola è che ci saranno sempre opinioni scomode o contrarie. Per esempio, c’è chi afferma che l’Olocausto non è mai esistito o che l’eroina e la schiavitù andrebbero legalizzate. Sfortunatamente, se vogliamo la libertà di parola lo dobbiamo accettare.
Voltaire si rese conto dell’importanza di questo aspetto e affermò: “Non posso accettare quello che dici,
ma mi batterò fino alla morte affinché tu abbia il diritto di dirlo”.
Per quanto ci sembri lecito zittire chi nega l’Olocausto o chi difende i pedofili, è impossibile farlo senza prevaricare la libertà di parola.

Ciò che dobbiamo tenere presente è che se non ci piace un’opinione, abbiamo tutti il diritto di ribattere. Se questa è davvero negativa, dovrebbe rivelarsi un’operazione semplice.
Non dev’essere facile affermare ragionevolmente che l’Islam è una religione pacifica ed esemplare. Maometto, come uno dei tanti tiranni, capì che l’unico modo per vincere questo dibattito richiedeva violenza, minacce e intimidazioni.
Di conseguenza, questa è la tattica finale della Jihad:

Regole della Jihad:


1)        Non tollerare le critiche verso Maometto, Allah o lIslam, soffocare la libertà di parola.

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