domenica 28 agosto 2016

2 Nasce l’Islam

 

Quando aveva circa quarant’anni, Maometto cominciò a ritirarsi per dei periodi di un mese, per raccogliersi in preghiera e svolgere le pratiche religiose dei Quraysh. Iniziò allora ad avere visioni, nelle quali l’Angelo Gabriele gli faceva visita. Affermava che Gabriele gli avrebbe mostrato le Scritture e gli avrebbe insegnato a declamarle in modo che potesse insegnarle ai suoi seguaci. Queste narrazioni sarebbero poi state trascritte dai suoi seguaci per diventare quello che è conosciuto oggi come il Corano.

 La moglie di Maometto, Khadija, lo sostenne fin dall’inizio e divenne la prima seguace della nuova religione dell'Islam, che in arabo significa "sottomissione". Khadija fu presto affiancata dal figlio adottivo di Maometto e dagli altri membri della famiglia. Altri, al di fuori del nucleo familiare, si unirono a loro e con l’aumentare dei seguaci Maometto si fece più ardito, fino a quando ben presto cominciò a predicare apertamente la sua nuova religione.

All'inizio questo non causò grossi problemi: i Quraysh erano molto tolleranti riguardo alle differenze di religione, cosa che aveva consentito di accumulare la loro grande ricchezza. Per loro, più religioni significavano più soldi. Se quindi la nuova religione di Maometto avesse portato alla preghiera più persone, sarebbe stato tanto di guadagnato.

Questo precario equilibrio, tuttavia, non era destinato a durare. Il tono degli insegnamenti di Maometto si faceva sempre meno tollerante. Finché Maometto insegnava che la sua era la vera religione andava tutto bene, ma quando cominciò ad affermare che tutte le altre religioni insegnavano falsità, cominciarono a nascere i problemi. Maometto derideva le altre religioni, ridicolizzando i loro dei.

Ciò che più offese i Quraysh fu l'affermazione di Maometto secondo cui i loro antenati stavano bruciando all'inferno poiché non erano musulmani. Per i Quraysh gli antenati erano sacri ed una affermazione simile era pertanto intollerabile. Essi lo pregarono quindi di desistere da insegnamenti di tal sorta e di tornare a predicare la propria religione senza insozzare la loro.

Al suo rifiuto, i Quraysh lo minacciarono di morte, ma Maometto ancora godeva della tutela del suo potente zio, Abu Talib, che, nonostante le pressioni dei Quraysh, non consegnò mai il nipote.
Maometto era un predicatore carismatico che raccoglieva rapidamente sempre più seguaci. Quella che era una volta una comunità coesa stava ormai vivendo una netta scissione, rinfocolata da litigi e malanimi, tra i Quraysh e i convertiti alla nuova religione, conosciuti come musulmani (“coloro che si sono sottomessi”).

Alcuni dei musulmani meno potenti, e soprattutto gli schiavi che si erano convertiti, furono trattati molto male dal clan Quraysh, ma lo zio di Maometto fu in grado di evitare il verificarsi di eventi troppo gravi. 

Alcuni dei nuovi seguaci di Maometto erano però tra i più forti e più potenti membri della comunità e gradualmente divenne sempre più difficile per i Quraysh opporsi agli insegnamenti di Maometto. Anche se li aveva chiamati stupidi, aveva insultato i loro dei e aveva affermato che i loro antenati bruciavano all'inferno, non erano in grado di fermarlo.

Il clan Quraysh cercò di negoziare con Maometto, offrendogli denaro, potere e anche la guida della tribù, purché smettesse di predicare. Maometto rifiutò ogni accordo, insistendo sul fatto che lui era solo il messaggero di Allah e non aveva possibilità di scelta.

Commenti dell’autore:
Prima di spingermi troppo oltre sull’Islam, voglio fare una breve panoramica del cristianesimo. Che lo si voglia o no, chi è nato in un paese occidentale ha un’etica, un senso del giusto o sbagliato, un insieme di valori che si basano su insegnamenti cristiani, il che è altrettanto vero per le leggi promulgate nelle società di radice cristiana. 

Le persone che crescono in culture diverse possono avere una diversa definizione di ciò che è giusto e sbagliato. Per fare un esempio, quello che un vichingo avrebbe considerato "la cosa giusta da fare", probabilmente sarebbe vista come seriamente anti-sociale nella moderna Danimarca.

L'Islam ha un insieme di valori etici. Per spiegare questi valori sarò a volte portato a confrontarli con l'etica cristiana, non al fine di promuovere il cristianesimo, ma perché la maggior parte degli occidentali – me compreso – lo capisce molto meglio di quanto, ad esempio, possa comprendere l'induismo o il buddismo.

La base dell'etica cristiana – ed ebraica – sono i dieci comandamenti che tutti conosciamo. Non rubare, non imbrogliare, non mentire, non uccidere, non desiderare, ecc. Per riassumere, vale la regola d’oro:

“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.

Da questa regola d’oro derivano gli altri principi della libertà di parola, lo Stato di diritto, l'uguaglianza, la tolleranza, che sono alla base delle leggi e dei costumi della maggior parte dei Paesi occidentali. Cresciuti in una società basata su questa regola, si tende a credere che sia universale e non ci sfiora nemmeno lontanamente l’idea che possa essere radicale.

 Si tenga presente, però, che l'uomo che ha reso popolare quest’idea duemila anni fa si è ritrovato inchiodato ad una croce.

Nonostante questo, l'idea ha continuato a diffondersi. Al tempo della nascita di Maometto, il Cristianesimo era la religione predominante in quasi tutto il Medio Oriente, il Nord Africa e l'Europa.
La regola d’oro e i Dieci Comandamenti, tuttavia, non sono la base di ogni religione e società. E si vedrà presto che non sono sicuramente la base dell'Islam.


Spiegare l'Islam è come risolvere un gigantesco puzzle. Potrei mostrarvi un unico pezzo di un puzzle e dire, per esempio, che si tratta di un naso di tigre. Anche se potrebbe non sembrare il naso di una tigre, è impossibile dire ciò che realmente è finché non lo si vede circondato dagli altri pezzi. 

Alcune delle cose che scriverò potranno sembrare strane, o addirittura ridicole, a qualcuno cresciuto in un paese occidentale e con basi etiche e valori cristiani. Spero che nel leggere questo libro possiate disporre ogni pezzo del puzzle e vederne il contesto complessivo.

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