sabato 27 agosto 2016

12 La battaglia di Uhud


Dopo la battaglia di Badr, i meccani volevano vendicarsi. Misero insieme un esercito e marciarono verso Medina, dove si accamparono fuori dalla città in attesa di Maometto. Maometto voleva aspettare fino al loro attacco per utilizzare la città come difesa, ma molti dei suoi guerrieri, esaltati da una sensazione di invincibilità, volevano andargli incontro. Alla fine Maometto cedette alla proposta e partirono alla volta dei Meccani, incontrandosi in un luogo chiamato Uhud.

La battaglia iniziò bene per i musulmani, che ormai combattevano con coraggio suicida, credendo che la morte li avrebbe portati in Paradiso. I meccani furono cacciati dal proprio accampamento, dove si trovavano le loro provviste e gli oggetti di valore.

Maometto aveva messo un gruppo di arcieri a proteggerne il retro; questi, vedendo che i meccani erano stati cacciati, si precipitarono per essere i primi a impadronirsi del bottino. In questo modo, però, lasciarono scoperto l’esercito di Maometto, e la cavalleria meccana distrusse le difese musulmane.

Maometto fu costretto a fuggire per non morire, e l’esercito fu sonoramente sconfitto. Fortunatamente per lui, i meccani non approfittarono del loro vantaggio; volevano giustizia per la loro tribù, e l’avevano ottenuta. Come la maggior parte delle società umane che ricorrono alla violenza, i meccani avevano un obiettivo; una volta raggiunto, deposero le loro armi e tornarono alle loro vite.

Per molti musulmani, la sconfitta di Uhud fu un campanello d’allarme: credevano di essere assistiti da Allah, e quindi di essere invincibili. Maometto, astuto come sempre, utilizzò questa sconfitta a suo vantaggio.

Spiegò ai musulmani che Allah li stava mettendo alla prova: se avesse concesso loro solo facili vittorie, Allah non avrebbe mai potuto capire chi erano i suoi veri seguaci. Era importante che i musulmani capissero che stavano combattendo in primo luogo per la gloria di Allah e il progresso dell’Islam; il bottino di guerra era solo un beneficio marginale. Concentrarsi sui piaceri della vita terrena era stato causa della loro sconfitta, e Allah non era contento.

Dal Corano:

3:140 Se siete stati feriti, siate certi che lo stesso è già accaduto vostri nemici. Causiamo disgrazia all’umanità a turno, in modo che Allah possa discernere chi sono i veri credenti e scegliere dei Martiri tra di voi. Allah non ama coloro che compiono il male.
3:142 Pensavate che vi sarebbe stato concesso il Paradiso senza che Allah vi mettesse alla prova per vedere chi combatterebbe per la sua causa [Jihad] fino alla fine?

Commenti dell’autore:

In guerra uno dei fattori più importanti per la vittoria è mantenere alto il morale delle truppe. Questo è facile quando si vince sempre, ma una serie di sconfitte può far perdere le speranze ai soldati e quindi la volontà di combattere.
Maometto, con la sua solita brillantezza, diede ai suoi combattenti un’ispirazione divina per combattere sia in caso di vittoria che di sconfitta. Disse loro che Allah gli aveva assicurato che non bisognava combattere solo per la vittoria, ma in modo che potesse giudicare la loro devozione per Lui; la ricompensa sarebbe stata il Paradiso. Questa è un’altra regola della


Jihad, che assicura il morale alto dei combattenti islamici anche quando si trovano in una situazione disperata.

Regole della Jihad:

1)       Non arrendersi mai, neanche quando si viene sconfitti.

Dopo la battaglia di Uhud, Maometto inviò nuovamente dei sicari per uccidere il leader di un gruppo che si opponeva a lui. Con la benedizione di Maometto, fecero credere all’uomo che erano amici, utilizzando la sua fiducia per avvicinarsi abbastanza a lui e poterlo uccidere. Maometto utilizzò questo tipo di operazione ingannevole molte volte per uccidere gli avversari politici.

Dalla Sira:
I681 Uno dei Ghatafan si avvicinò a Maometto affermando di essere un musulmano, anche se nessuno ne era
a conoscenza. Quindi Maometto gli disse: “Vai e semina sfiducia tra i nostri nemici. La guerra è inganno”.

Tratto dall’Hadith di Bukhari:
B4,52,268 Maometto disse: “La guerra è inganno”.


Maometto era un maestro della psicologia, e utilizzava regolarmente l'inganno per ottenere un vantaggio sui suoi nemici. Incoraggiava anche i suoi seguaci a fare lo stesso.

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